Maurizio Caressa, cosa accade al poker online in Italia?

1 commento Gaming Business, Poker in italia

L’ex direttore di PI24 dice la sua sulla crisi che sta colpendo il poker online in Italia.

Si poteva evitare? E cosa fare adesso?

Una breve analisi da uno dei massimi esperti di gaming in Italia.

Di Maurizio Caressa

Secondo i dati di dicembre 2017 pubblicati durante il panel “Italia” alla recente fiera del gioco a Londra, dal 2013 il mercato del gaming online in Italia è cresciuto del 79,3%. Nello stesso periodo il poker è crollato del 31,3%.

Oggi la sommatoria di cash game e poker a torneo non raggiunge i valori del solo poker a torneo nel 2012.

Il nostro amato gioco è boccheggiante e per gli operatori è il momento di operare delle drastiche scelte di campo.

Continuare infatti su questa china senza implementare dei correttivi in termini di prodotto e di posizionamento porterebbe all’azzeramento dell’unica verticale che racchiude i valori di divertimento e socializzazione, la famosa gamification, che, a parole più che nei fatti, tutti cercano di perseguire.

Prima dell’introduzione della liquidità internazionale, che allo stato attuale si tradurrebbe in un semplice palliativo di breve periodo, si deve affrontare il principale responsabile alla base del trend negativo degli ultimi anni: il cash game.

Il problema fondamentale del cash game risiede nel fatto che gli utenti meno esperti, la grande maggioranza dei giocatori, spendono molto di più dei ricavi che generano in quanto i loro fondi vengono drenati da players più forti che spesso trattengono la liquidità senza reimmetterla all’interno del sistema.

Di fatto la loro esperienza di gioco è frustrante: molta spesa, poco divertimento, scarse possibilità di soddisfazione morale ed economica. Per loro sedersi ai tavoli non è conveniente e la situazione è scomoda anche per gli operatori che si trovano a gestire una userbase scontenta, di difficile fidelizzazione e con associati ricavi molto bassi in proporzione ai depositi effettuati.

Non sono mai stato un grande fan del cash game online. Oggi sono convinto che se gli operatori optassero per la eliminazione dall’offerta di gioco di tale modalità, l’ecosistema ne riceverebbe solamente dei benefici diretti ed indiretti. È questo il passo fondamentale da intraprendere quanto prima.

Da un punto di vista prettamente economico, coloro che decidessero di optare per una soluzione simile, vedrebbero una parte consistente dei flussi convogliare verso la modalità a torneo su cui anzi si potrebbe innescare una spirale virtuosa. Di fatto si tratterebbe di un’accelerazione di un processo già in corso dato che nell’online in Italia la componente a torneo ha superato in termini di spesa quella cash. Un’altra porzione di spesa si dirigerebbe verso verticali di gioco alternative e solo una parte (minima) verso concorrenti che dovessero continuare ad offrire la modalità di gioco cash.

Del tutto trascurabile l’eventuale travaso verso siti non regolamentati dato che ormai anche gli operatori che prima distribuivano gioco sul territorio senza una licenza italiana hanno trasferito tutti i propri asset sul “.it”

Il risultato sarebbe: nessuna perdita di fatturato, migliore rapporto ricavi/depositi e maggiore fidelizzazione del cliente. Tutti obiettivi fondamentali in un mercato maturo come quello odierno in cui per gli attori primari rileva la redditività del fatturato nel medio lungo periodo più che l’ottenimento nel breve di una quota di mercato che aveva invece animato le strategie negli anni del lancio.

Solo in questo modo si possono creare le premesse per il rilancio del settore che, beneficiando della valenza positiva di un simile riposizionamento, avrebbe l’opportunità di riprendere un’efficace politica di investimenti in marketing del tutto assenti in questi ultimi anni. È indubbio infatti che la popolarità del gioco sia scemata anche a causa della sparizione del poker dai palinsesti televisivi e dalla riduzione dei passaggi pubblicitari.

Gli operatori di gioco online si confrontano in un mercato molto affollato in cui non riescono a raggiungere il consumatore finale con un’offerta unica e diversa dai competitors.
La comunicazione del poker attraverso il triangolo tornei online-tornei live- televisione è la loro unique selling proposition in grado di restituire una dimensione sportiva al gioco, oggi l’unica arma in grado di creare le premesse per un drastico cambio di marcia.

Un commento su “Maurizio Caressa, cosa accade al poker online in Italia?

  1. Sono ormai un ex del settore ma ho trovato la tua analisi di fatto molto interessante. Non la condivido in pieno e non eliminerei totalmente il cash game. Secondo il mio punto di vista il male maggiore sono i multi-accounter che devastano sia l’offerta dei tornei online con le loro vpn, che gli stessi ai tavoli cash game insieme ai regular . Ora la domanda nasce spontanea ..mi sono sempre chiesto perchè i giocatori vincenti nel betting ricevono delle restrizioni sempre piu pesanti mentre i regular del poker sono ben voluti dalle rooms ?? Ci sono voluti anni per far capire che la corsa alla rakeback era solo un drenare guadagni e rubarsi i clienti fra piattaforme. L’unica grande verità e’ che in Italia nelle sedie del POker siedono come nel governo persone che non ne capiscono niente !!!! Saluti

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